Ddl concorrenza, Consumatori chiedono audizione contro abolizione mercato tutelato

Ddl concorrenza, Consumatori chiedono audizione contro abolizione mercato tutelato

C’è il rischio di “trasformare definitivamente il consumatore domestico in una mucca da mungere”: è quanto scrivono le associazioni dei Consumatori in una lettera inviata al presidente della Commissione Attività produttive della Camera Guglielmo Epifani e ai sui componenti per esprimere contrarietà verso il ddl concorrenza, nella parte sull’energia che prevede l’abolizione del mercato tutelato.

Le associazioni denunciano che conseguenza del provvedimento non potranno che essere un aumento dei prezzi dell’elettricità e del gas, un passo indietro dal punto di vista della concorrenza con la formazione di un oligopolio “con forti venature di monopolio” e una situazione diestrema fragilità soprattutto per i consumatori più vulnerabili e meno capaci di valutare i contratti e la clausole previste nel mercato libero, dove proliferano ancora pratiche commerciali scorrette e comportamenti aggressivi da parte delle aziende.

Sotto accusa dei consumatori c’è DDL sulla Concorrenza che prevede agli artt. 19 e 20, a partire dal 1 gennaio 2018, l’abolizione del Mercato Tutelato per i clienti domestici e le PMI del settore elettrico e del gas. Le associazioni, si legge nella lettera, “denunciano con forza il rischio che il principale effetto di questa misura sarà un aumento dei prezzi dell’elettricità e del gas, aggiustando così i conti delle aziende energetiche a spese dei consumatori domestici e delle piccolissime imprese. Vogliamo credere che non sia questa l’implicita intenzione del Governo”.

“Il superamento del Mercato Tutelato, infatti, eliminerebbe sia il meccanismo dei prezzi di riferimento fissati dall’Autorità per i consumatori domestici, che impedisce comportamenti collusivi fra gli operatori, sia l’azione dell’Acquirente Unico – prosegue la lettera – La fine del ruolo dell’Acquirente Unico che, per suo tramite, consente la partecipazione al mercato all’ingrosso anche dei clienti domestici del Mercato Tutelato, e che fino ad oggi ha comprato a prezzi concorrenziali assicurando una efficace tutela di prezzo ai piccoli clienti elettrici, determinerebbe quindi un significativo passo indietro dal punto di vista della concorrenza, con la facile previsione che la prima conseguenza sarà un aumento dei prezzi dell’elettricità per i clienti domestici. E saranno soprattutto i consumatori vulnerabili quelli più esposti, perché poco mobili e meno capaci di valutare tutte le clausole di un contratto sul Mercato Libero. Non v’è dubbio che saranno proprio questi che pagheranno il conto più caro: troppo grande è la loro disparità di potere contrattuale, non compensabile dal semplice monitoraggio di tali prezzi da parte dell’Autorità per l’energia e/o da quella per la concorrenza per un periodo di tempo limitato”.

I Consumatori argomentano che, dovendo scegliere un nuovo contratto di fornitura sul mercato libero, è facile prevedere che le famiglie si rivolgeranno allo stesso operatore che finora le ha fornite sul mercato tutelato: già nel settore dell’energia elettrica, per i consumatori domestici sia liberi che tutelati, circa l’83% dei volumi di vendita sono appannaggio dei primi 3 gruppi societari italiani, con il primo che raggiunge da solo addirittura il 76% (dati dalla Relazione dell’Autorità 2014). “Una situazione che va chiamata col suo vero nome: oligopolio con forti venature di monopolio – dicono i Consumatori –Pressappoco quello che c’era in Italia prima della liberalizzazione del 1999, con la differenza che all’epoca, almeno, il monopolio era pubblico. Una situazione analoga si verrebbe a determinare nel settore del gas metano”. In questo contesto dunque “è francamente incomprensibile quale potrebbe essere la ragione per cui si dovrebbe avviare la corsa al ribasso dei prezzi immaginata da alcuni teorici delle liberalizzazioni. Gli operatori potrebbero infatti fissare i propri prezzi senza confrontarsi con alcun benchmark e in assenza di serie misure antitrust, quali la separazione proprietaria tra generazione, vendita e distribuzione”.

La sorveglianza dei prezzi, in questo ambito, non rappresenterebbe un fattore deterrente, spiegano i Consumatori nella lettera, e una volta eliminato il prezzo di riferimento del mercato tutelato le aziende potrebbero benissimo attuare strategie di prezzo convergenti, e al rialzo, per le quali il consumatore potrebbe fare poco o nulla. “Nell’assetto attuale, una volta eliminato il prezzo di riferimento del Mercato Tutelato, che costituisce comunque un benchmark ben visibile, gli operatori potrebbero attuare accorte e graduali strategie di prezzo convergenti, volte ad alzarne il livello per il piccolo consumatore privo di potere contrattuale – denunciano i Consumatori – La manipolabilità dei prezzi e la mancata trasparenza della loro formazione rispetto all’assetto attuale è esattamente la preoccupazione che ci spinge a denunciare con forza il rischio di trasformare definitivamente il consumatore domestico in una mucca da mungere”.

Non lascia ben sperare l’esempio della Gran Bretagna, ricordato nella lettera: qui i primi sei operatori integrati hanno circa il 95% delle quote del mercato elettrico domestico e l’Autorità britannica per il settore energetico ha chiesto l’intervento dell’Antitrust proprio perché si sospetta una tacita coordinazione fra gli operatori.

Le associazioni denunciano inoltre che il mercato dell’energia è ancora costellato di pratiche commerciali scorrette e di scarsa trasparenza delle offerte, spesso ben lontane da una vera convenienza per i consumatori: l’ultima relazione dell’Autorità per l’energia dice che le famiglie passate al Mercato Libero hanno sottoscritto mediamente contratti più onerosi rispetto al mercato di maggior tutela, del +16,7% nel settore dell’energia elettrica (+42,5 euro annui per il consumo di una famiglia media) e del +7,9% nel settore del gas (+68,2 euro annui), per una maggior spesa complessiva di 121 euro annui. E molto spesso il passaggio al mercato libero è stato fatto con scarsa consapevolezza, frutto di pratiche aggressive adottate dalle aziende, tanto che i reclami per pratiche scorrette negli ultimi anni sono aumentate, incidono per il 18% sul totale dei 500 mila reclami scritti pervenuti alle aziende nel 2013 e il 70% del totale dei riguardano proprio il Mercato Libero, per cause spesso legate alla fatturazione elettrica.

“Non si può tacere, infine, che la prevedibile crescita dei prezzi fin qui argomentata, con trasferimento di ricchezza dal consumatore finale domestico alle Imprese, si aggiungerebbe ad una serie di gravami che già hanno trasformato la bolletta dei cittadini italiani in un bancomat per lo Stato – denunciano ancora i Consumatori – Oltre all’altissima incidenza del costo degli incentivi alle fonti rinnovabili, sino ai costi per ildecommissioning nucleare che si trascinano ad oltre vent’anni dalla chiusura delle centrali, non possiamo non ricordare che diverse norme succedutesi nel corso degli anni hanno stabilito dei prelievi in bolletta destinati al bilancio dello Stato, che costituiscono vere e proprie imposte di dubbia costituzionalità. Se è già intollerabile che la bolletta degli italiani sia utilizzata come un bancomat, è ancor più inammissibile che si trasformi in un meccanismo di remunerazione per le imprese mascherato da libera concorrenza”.

Il disegno di legge è stato incardinato presso la Decima Commissione della Camera: i Consumatori chiedono dunque di essere audite per poter illustrare la loro contrarietà al provvedimento.

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